Giovedì, 28 Ottobre 2010 Abruzzo

Confindustria ribadisce le ragioni degli idrocarburi

L’impatto economico e ambientale del settore ricerca ed estrazione di olio e gas

In questi giorni torniamo ad assistere a un acceso dibattito sul tema degli idrocarburi in Abruzzo con violenti attacchi che prendono spunto da supposti interessi ambientalisti, turistici ed economici. La stampa ha già decretato la depetrolizzazione dell’Abruzzo dando risalto esclusivamente alle ragioni del no, ignorando le dimensioni economiche, occupazionali e produttive del settore a livello regionale.

“Confindustria Chieti, come già fatto in passato, - sostiene il Presidente Primavera - ribadisce le ragioni dello sviluppo e ritiene scellerata la scelta della Regione Abruzzo di portare avanti un Disegno di Legge che limita qualsiasi intervento di ricerca ed estrazione di idrocarburi”.

In questo clima di terrorismo ecologico è doveroso sottolineare che nel settore estrattivo in Abruzzo, in oltre 60 anni di attività, non si è mai verificato alcun incidente a danno dell’ambiente o della salute dei cittadini.

Nel territorio provinciale di Chieti sono insediate oltre i 2/3 delle aziende della filiera per circa 5000 lavoratori impiegati, tutte dotate delle necessarie certificazioni di qualità, di sicurezza e rispetto dell’ambiente, necessarie e obbligatorie per chi lavora in questo settore.

Si tratta di un tessuto d’imprese sano e che, con l’ausilio di tecnologie avanzate e di alto profilo, apporta quotidianamente notevole valore aggiunto in termini di professionalità e cultura d’impresa al nostro territorio.

“La totale mancanza di responsabilità che guida le scelte della nostra Regione - incalza Paolo Primavera – è disarmante. Il ruolo e il peso delle associazioni del fronte che si oppone all’industria energetica, o presunte tali, blocca di fatto lo sviluppo. Rivolgo pertanto un accorato appello perché si evitino decisioni drastiche senza un’attenta analisi degli impatti economici, ambientali, sociali e occupazionali e soprattutto senza alternative economiche valide, percorribili già da domani, quando molte delle quasi cento aziende saranno mandate altrove, molti degli occupati del settore saranno senza lavoro e le migliori risorse umane e professionali della regione saranno costrette a trasferirsi in Basilicata o in Emilia Romagna. Per non parlare della perdita delle royalty che costituiscono oggi entrate fondamentali per le casse della nostra Regione i cui conti sono già fortemente compromessi dal debito sanitario.

E’ ora di mettere un punto fermo sulle posizioni oltranziste del no che rischiano di far perdere quelle occasioni di crescita che fortunatamente, visto anche la crisi di altri settori, alcune grandi imprese continuano a proporre, scommettendo sul futuro del nostro territorio”.

Perché ci sia una giusta informazione, Confindustria Chieti, in nome e per conto delle Aziende Associate del settore, e in sintonia con ASSOMINERARIA, l’Organizzazione Nazionale di Confindustria, propone di avviare un’azione mirata e completa di informazione e comunicazione sul tema degli idrocarburi oltre che di confronto con le parti interessate che abbia un rigore scientifico ed economico per mettere sotto gli occhi del pubblico, con forza, i fattori effettivamente in gioco e indurre così azioni più mediate e meditate, in particolare da parte del fronte istituzionale.

La posta in gioco è la perdita di quasi 1 miliardo di € di investimenti, fermi per blocco dell’iter autorizzativo, già stanziati per progetti cantierabili da parte delle società degli idrocarburi, e che possono generare da subito circa 1300 nuovi posti di lavoro oltre che la conservazione dell’occupazione esistente inevitabilmente destinata alla riduzione. A tutti i firmatari del documento anti-idrocarburi, Confindustria Chieti pone un quesito: quale alternativa per queste cinquemila famiglie? E insinua un dubbio: quale futuro per le aziende del territorio e per il Porto di Ortona il cui volume di attività è fortemente legato al settore idrocarburi?