Venerdì, 9 Febbraio 2024 Abruzzo

Un operaio abruzzese morì cadendo mentre lavorava nella Biblioteca di Milano

La Procura di Milano chiede il processo per il datore di lavoro

La Procura di Milano chiede il processo per il datore di lavori  dell’operaio abruzzese  Enrico Pantoni caduto da un trabattello nella biblioteca universitaria e poi deceduto.

Il trabattello che gli era stato fornito, e dal quale è precipitato perdendo la vita, sarebbe stato del tutto inidoneo e precario, a cominciare dalla mancanza di parapetto, tavola fermapiede e di una base di appoggio sufficientemente ampia e stabile, per non parlare del mancato utilizzo di dispositivi anticaduta e di una semplice cintura di sicurezza.

Ma ora, finalmente, a quasi tre anni dal fatto, i familiari della vittima, assistiti da Studio3A, potranno quanto meno rendere un po’ di giustizia al loro caro. A conclusione delle indagini preliminari sull’incidente, il Pubblico Ministero della Procura di Milano dott.ssa Maura Ripamonti, titolare del relativo procedimento penale, ha chiesto il rinvio a giudizio per G. P., 66 anni, l’amministratore unico della Cam Impianti Srl, l’impresa di Colonnella, sempre nel Teramano, che opera nel settore degli impianti tecnologici, di cui Pantoni era dipendente regolarmente assunto: il datore di lavoro deve rispondere del reato di omicidio colposo con la circostanza aggravante di averlo per l’appunto commesso con la violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Riscontrando l’istanza, il Gip del Tribunale meneghino, dott. Tommaso Perna, ha fissato per il prossimo 9 aprile 2024, dalle ore 10.50, presso il Palazzo di Giustizia, l’udienza preliminare del processo.

La Procura meneghina ha subito aperto un fascicolo e la dott.ssa Ripamonti ha iscritto nel registro degli indagati il datore di lavoro e disposto l’autopsia, affidando l’incarico al medico legale dott.ssa Lidia Maggioni, che ha confermato e concluso come la causa della morte dell’operaio era da indentificarsi in “lesioni cranio-encefaliche da traumatismo contusivo”, ossia era stata dovuta unicamente ai traumi riportati con la caduta, escludendo malori pregressi. I familiari di Pantoni, che ha lasciato in un dolore immenso la moglie Giuliana e quattro tra fratelli e sorelle, per essere assistiti, fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, attraverso l’Area Manager per l’Abruzzo Mario Masciovecchio, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, in collaborazione con l’avvocato del Foro di Milano Maria Laura Bastia. E Studio3A ha immediatamente messo a disposizione quale consulente tecnico di parte il medico legale dott. Marco Filippo Scaglione, che ha partecipato alle fondamentali operazioni peritali autoptiche.

Sarebbero emerse innumerevoli e fatali violazioni in capo al titolare della Cam Impianti, a cui il Pm ascrive la responsabilità della morte del suo operaio “per colpa consistita in negligenza, imprudenza imperizia e violazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro, per aver omesso di adottare le misure necessarie per tutelare l’integrità fisica dei lavoratori” per citare la richiesta di rinvio a giudizio del Sostituto Procuratore, che poi scende nel dettaglio elencando ad una ad una le pesanti omissioni.

Si contesta all’imputato di “aver messo a disposizione dei lavoratori attrezzature di lavoro non idonee ai fini della sicurezza, con specifico riferimento al trabattello con elementi incompleti in quanto privo di parapetto, di tavola fermapiedi e di livellatori; di aver omesso di assicurarsi che il ponte su ruote avesse base ampia, allargata secondo le indicazioni del libretto di istruzioni ed uso fornito all’azienda, in modo da poter resistere, con ampio margine di sicurezza, al rischio di ribaltamento a causa dei carichi e delle oscillazioni cui poteva essere sottoposto durante l’utilizzo, e che fosse provvisto di piano di scorrimento adeguatamente livellato rispetto al dislivello generato dalla traccia presente in prossimità del punto di lavoro, con idonea ripartizione del carico sul terreno attraverso l’uso di tavoloni o altro mezzo equivalente”.

Ancora, si imputa a G. P. di “aver omesso di controllare la corretta verticalità del trabattello con livello o pendolino, azione che si sarebbe resa necessaria dal momento che una o due ruote poggiavano su un asse di legno posizionata a copertura di una traccia presente in prossimità del punto di lavoro, che produceva, così, un dislivello dalla base dello stesso trabattello di circa tre centimetri non corretto da adeguati livellatori; di non aver attuato quanto previsto dal Piano Operativo di Sicurezza aziendale in relazione alla verifica su tutti questi elementi (in particolare, la presenza di parapetto, la verifica di verticalità con livello o pendolino, il livellamento coretto del piano di scorrimento, la verifica della stabilità del piano di appoggio e della regolare ripartizione del carico del ponte su ruote sul terreno)”; non ultimo, “di non essersi assicurato che i lavoratori utilizzassero i Dispositivi di Protezione Individuale idonei, in specie un dispositivo anticaduta collegato a una cintura di sicurezza che limitasse la caduta libera a non più di settanta centimetri, come peraltro previsto dal Pos”: Dpi che purtroppo Pantoni non indossava e che lo avrebbero salvato.