Mercoledì, 1 Giugno 2011 Vasto

Toni pesanti all'interno del centrodestra vastese dove si prepara la resa dei conti

Le dichiarazioni di Di Stefano, Desiati, Sigismondi e Prospero non lasciano presagire nulla di buono

Con il passare delle ore non accenna a placarsi la rabbia scoppiata all’interno del centrodestra vastese uscito sconfitto dalla consultazione elettorale del 29 e 30 maggio u.s.. Nel commentare la sconfitta i diversi personaggi di quell’area politica cercano di giocare a rimpiattino scaricando l’uno contro l’altro la responsabilità di una sconfitta che brucia molto.
Il senatore Fabrizio Di Stefano Aveva tentato, “a caldo”, ovvero lunedì sera, a spegnere le fiamme interne al partito scaricando la responsabilità della batosta ricevuta alla crisi economia nazionale ed ai provvedimenti adottati in materia di sanità. Un’analisi frettolosa e poco credibile smentita dai fatti.
Il centrodestra vastese il candidato per queste amministrative lo aveva. Solo che il suo nome era Massimo Desiati. Un ex amico intimo di Giuseppe Tagliente che da anni ha rotto ogni rapporto con l’ex presidente del Consiglio Regionale. Tra i due, lo sanno anche le pietre, c’è qualcosa che va oltre l’odio personale. Tagliente non avrebbe mai accettato di candidare a sindaco Massimo Desiati. Per non dargli questa soddisfazione è andato a scomodare il “povero Mario Della Porta” (ndr: è lo slogan più volte ripetuto negli ultimi giorni di campagna elettorale da Luciano Lapenna) candidandolo in una città che non conosce, dove non vive, nella quale ha esercitato solo la funzione di presidente del Tribubale.
Il risultato, scontatissimo, è stata la riconferma di Lapenna alla guida del Comune di Vasto.
Dicevamo dei fuochi d’artificio in atto. Questa mattina Massimo Desiati aveva “sparato” contro il Pdl ribadendo la sua autonomia da questo partito. "Non ci sono pelosi patti che hanno condotto a un appoggio esterno. Non ho barattato poltrone, perché non ho bisogno di un pennacchio", ha detto il leader di Progetto per Vasto nella conferenza stampa. A domanda precisa, risponde: "No". Non rientra nel Pdl. L'accordo con Della Porta non serviva a creare le condizione per prendere in mano il partito. E' quanto dichiara l'ex assessore regionale, che però ammette: "La scelta del commissario" del Popolo della libertà, Dario Ciancaglini, Non ho barattato candidature alla Camera o al Senato".
“In quel partito – ha aggiunto Desiati - c'è un sistema medievale, il cilicio o la gogna se lo può togliere solo il Pdl", che alle urne ha ottenuto un risultato analogo a quello delle due liste di Desiati, che "hanno conquistato il 12%, sono appaiate al Pdl, mi verrebbe da dire.
A distanza di qualche ora altro intervento a gamba tesa da parte dell’ex coordinatore cittadino del Pdl, Etelwardo Sigismondi, pronto a farsi da parte per favorire il ritorno in politica di Dario Ciancaglini. “Evidentemente, il centrodestra non rappresenta un’alternativa al centrosinistra”. Etelwardo Sigismondi lo dice senza girarci attorno: “Non bisogna far finta che nulla sia accaduto”. Il consigliere comunale lancia l’ipotesi primarie del Pdl e annuncia: “Ho chiesto al coordinatore cittadino”, Dario Ciancaglini, “di convocare un primo incontro con gli iscritti. Bisogna resettare il partito e creare un nuovo entusiasmo, cercando di esprimere una classe dirigente rinnovata”.
Poi una frecciata che sembra diretta ai due leader locali del Pdl, Antonio Prospero e Giuseppe Tagliente: “Credo che nelle scelte di questa campagna elettorale sia prevalsa la paura di vincere, cioè la paura di far crescere qualcuno all’interno del partito”. Per mesi si era parlato proprio di Sigismondi (oltre che di Prospero, Giacinto Mariotti e Manuele Marcovecchio) come leader “papabile”.
A sua volta Antonio Prospero, consigliere regionale di “Rialzati Abruzzo” non ci sta e risponde a muso duro alle polemiche che non vengono dagli avversari, ma da dentro il Pdl di Vasto. “Io – ribatte – non ho fatto blocco, come coloro che, pur di convogliare voti su se stessi, hanno evitato altre candidature utili al partito. E così, quei potenziali candidati hanno accresciuto il numero dei consensi ottenuti da chi oggi alza la voce”.
“La scelta di Della Porta serviva proprio a promuovere una crescita del partito e, al suo interno, dei giovani. Ma se alcuni candidati fanno blocco per coltivare solo la propria ambizione personale ad essere eletti, invece di fare l’interesse dell’intero Pdl, non è colpa di Della Porta”.
Insomma, siamo alla resa dei conti. Quando a fine estate ci sarà il Congresso cittadino del PDL ne vedremo di belle.
M.M.