Lunedì, 2 Luglio 2012 Vasto

Consegnata al Comune la lussuosa villa confiscata ai coniugi Bevilacqua-Sauchella

Oggi cerimonia ufficiale presso il Palazzo di Giustizia. Diventerà una casa famiglia

Finalmente, dopo circa tre anni dall’inizio della vicenda giudiziaria ed amministrativa innescata da una delega della Procura della Repubblica di Vasto che ha condotto alla confisca di un immobile del valore di 1.200.000 ai coniugi Carmine Bevilacqua e Lucia Sauchella, la villa viene consegnata dall’Agenzia Nazionale dei beni confiscati e sequestrati alla mafia al Comune di Vasto affinchè ne realizzi una casa famiglia per minori con disagio sociale.

La meritoria opera della Procura della Repubblica e dei militari del Corpo e dell’Arma, che hanno lavorato in perfetta sintonia e sinergia, ha consentito che in meno di 3 anni si svolgesse l’intero iter giudiziario a tutti i livelli di giudizio, dal Tribunale di Chieti, alla Corte d’Appello fino alla Suprema Corte di Cassazione, ed il conseguente iter amministrativo di assegnazione dell’immobile al Comune con decisione favorevole del Demanio, attuale proprietario, e della Agenzia Nazionale dei beni confiscati e sequestrati alla mafia.

La confisca è stata adottata quale misura di prevenzione patrimoniale nei confronti dei prefati coniugi, in quanto soggetti socialmente pericolosi, ai sensi e per gli effetti dell’art. 1, nn. 2) e 3), della legge 1423/1956, dell’art. 19 della legge 152/1975 e dell’art. 2ter della allora vigente legge 575/1965 (oggi trasfusa nel dlgs 159/2011), applicati in forza dell’abrogazione della legge 55/1990 avutasi per effetto della legge 125/2008.
La pericolosità sociale dei due coniugi era stata già dimostrata dalle indagini condotte nel 2005 dal GOA del Nucleo PT di Milano della Guardia di Finanza e poi comprovata dalle indagini condotte dal ROS CC di Pescara nel 2010, entrambe per reati in materia di stupefacenti. In sostanza, sia in Milano che in Abruzzo i due coniugi erano parte integrante di associazioni di criminali tese al traffico nazionale ed internazionale di eroina e cocaina. Stanti le loro attività illecite, in assenza di altri redditi, i due coniugi dimostravano di possedere una capacità finanziaria e patrimoniale sproporzionata e sicuramente ottenuta con i frutti delle loro illecite attività.

La Legge 575/1965, oggi completamente trasfusa nel Dlgs 159/2011, consentiva di confiscare i beni a soggetti indiziati di appartenere ad associazioni mafiose. La stessa confisca poteva applicarsi dal 2008, per effetto dell’abrogazione delle Legge 55/1990, anche ai soggetti non appartenenti a cosche mafiose ma comunque socialmente pericolosi ai sensi della Legge 1423/1956.

L’innovativa applicazione della norma da parte della Procura della Repubblica, per la prima volta adottata nella Regione Abruzzo, ha scardinato una consolidata opinione di intoccabilità che circondava i soggetti di etnia ROM dediti ad illecite attività e spavaldamente incuranti delle azioni di prevenzione e repressione della varie forze dell’ordine.

La consegna al Comune per finalità sociali dell’immobile confiscato conclude il percorso ideologico di ripristino dei valori di legalità a favore della società civile e delle attività di sostegno alle famiglie ed alla cittadinanza in genere.