Giovedì, 22 Agosto 2024 Abruzzo

Il Cairo: condanna a 25 anni al pescarese Giacomo Passeri

Si muove la Farnesina. La disperazione dei familiari

La Farnesina ha fatto sapere che sta continuando a seguire “con la massima attenzione”, l’incredibile caso della condanna a 25 anni da trascorrere nelle carceri egiziane con l’accusa di spaccio di droga, per Giacomo Passeri, il pescarese di 31 anni in cella da quasi un anno il cui caso era esploso a luglio, con la famiglia che aveva parlato di “torture” e di “false accuse”.

Il ministero degli Esteri, presieduto da Antonio Tajani, in una nota conferma che lo scorso 19 agosto ha avuto luogo al Cairo l’udienza di primo grado sul caso Passeri, cui il capo della cancelleria consolare dell’ambasciata d’Italia, accompagnato da un interprete, ha assistito in qualità di osservatore. Lo stesso giorno, l’avvocato ha informato l’ambasciata che il signor Passeri è stato condannato a 25 anni di detenzione (quindi non ergastolo).

In attesa della pubblicazione del dispositivo della sentenza, il legale ha comunque già informato l’ambasciata dell’intenzione di presentare ricorso. L’ambasciata, in stretto coordinamento con la Farnesina, sta continuando a seguire il caso con la massima attenzione, attraverso costanti contatti con il legale del connazionale e ha richiesto alle competenti autorità egiziane di autorizzare una visita consolare in carcere con la massima urgenza, per prestare ogni necessaria assistenza”.

Secondo quanto risulta alla Farnesina, gli egiziani accusano Passeri di esser stato trovato con “un importante quantitativo di stupefacenti, tra cui numerosi ovuli da lui ingeriti, contenenti anch’essi stupefacenti”.

Ed è questo il motivo per il quale è stato condannato per “traffico internazionale di droga”.

Ed è stata sempre la famiglia a rendere nota la sentenza dei giudici egiziani emessa due giorni fa, parlando però di una condanna all’ergastolo. “Siamo ancora sotto shock, ci hanno appena comunicato che Giacomo è stato condannato all’ergastolo” ha detto il fratello Andrea Passeri, che si è appellato al governo affinché si adoperi per far tornare il giovane in Italia.

“Giacomo era solo in mezzo a poliziotti egiziani quando è stato fermato. In un rapporto è stato scritto che avesse diverse quantità di droga. Ma questo è quello che dicono loro, non c’erano altri testimoni. Il nostro avvocato è ancora convinto di poter dimostrare la sua innocenza, ora attendiamo le motivazioni della sentenza”, aggiunge Andrea Passeri.

Il giovane, che da tempo risiede a Londra, papà italiano e mamma della Sierra Leone, era stato arrestato il 23 agosto 2023 per il possesso, secondo la versione dei familiari, di piccole dosi di stupefacenti.

Nei mesi scorsi la famiglia del giovane pescarese aveva lanciato l’allarme sulle condizioni di Giacomo, il quale aveva anche iniziato uno sciopero della fame per protestare sul trattamento ricevuto e per le lungaggini processuali. L’ultimo contatto della famiglia con Giacomo, detenuto nel carcere Badr 2, è avvenuto il giorno del suo arresto.

Poi più niente, solo poche lettere in cui Giacomo parla “della sua innocenza”, denuncia “le pressioni ricevute dai poliziotti per fargli ammettere le sue colpe. Di come è stato malmenato, dello stato di abbandono dopo la sua operazione d’appendicite. La mia unica speranza è che ora Giacomo torni a casa, vivo”.

Le opposizioni chiedono al Governo di intervenire, alla luce di quanto accaduto a Regeni e a Zaki nelle carceri egiziane. Il deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Marco Grimaldi e il segretario regionale di Sinistra Italiana Abruzzo Daniele Licheri hanno espresso “preoccupazione, indignazione e sconcerto”. Si tratta, hanno aggiunto, di “una vicenda dai diritti umani negati. Abbiamo visto la vicenda Regeni, la vicenda Zaki, non ci fidavamo di chi diceva che in Egitto andava tutto bene. È stato detenuto senza traduttori e sottoposto a un interrogatorio senza avvocati”.

Il responsabile esteri di Italia Viva Ivan Scalfarotto ha parlato di “condanna insensata” e ha chiesto al ministro Tajani di “prendere immediatamente contatto con il suo omologo egiziano, anche eventualmente convocando l’ambasciatore dell’Egitto alla Farnesina, per far sentire la protesta più vibrante per una decisione che non presenta alcuna ragionevolezza o proporzionalità”.

Stessa richiesta da parte del segretario di Più Europa Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova, che hanno detto: “La Farnesina dovrebbe convocare l’Ambasciatore egiziano. La partnership tra Italia ed Egitto sui temi economici, energetici e migratori non può ignorare questo ulteriore episodio giudiziario sproporzionato e intollerabile nei confronti di un cittadino italiano”.