Domenica, 2 Febbraio 2025 Abruzzo

“D’Amico debole? E’ vittima di chi rema contro”

D’Alfonso, “All'opposizione c'è chi cura l'orticello"

“Il problema non è che è debole la guida di Luciano D’Amico, ma che ci sono consiglieri regionali che vogliono continuare a curare i loro orticelli, che continuano a cincischiare con vecchie pratiche. Ci sono dei compagni di avventura che è meglio perderli che trovarli, che hanno fatto tre legislature mentre si dovrebbe ora pensare al ricambio, perché altrimenti non si va da nessuna parte…”.

Plastica conferma che all’Emiciclo il centrosinistra è diviso anche senza detenere le leve del potere al pari del centrodestra del riconfermato Marco Marsilio di Fdi: a prendere le difese a spada tratta del candidato presidente del campo largo Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo e presidente della Tua, la società del trasporto regionale, è Alfonso D’Alfonso, imprenditore agricolo di Capestrano (L’Aquila) e coordinatore del movimento progressista e cattolico Demos, che ha partecipato alle elezioni del marzo 2024 nella lista “Alleanza verdi e sinistra – Abruzzo progressista e solidale”, che ha preso il 3,5% ed eletto Alessio Monaco, sindaco di Rosello (Chieti).  Uno di coloro che ha contribuito a tirar fuori il nome di D’Amico dopo mesi di infruttuosi tavoli della coa​lizione in una impasse a tratti imbarazzante, quando Marsilio era in campagna elettorale da tempo.

Una difesa però, non sfugge, contro il “fuoco amico”, che prende sempre più di mira il professore, sempre più isolato e sempre meno leader, come si supponeva potesse essere dopo le elezioni, con il Partito democratico, primo partito dell’opposizione con 5 consiglieri, che non ci tiene proprio a farsi dettare la linea da quello che comunque è un civico alla sua prima esperienza politica. E plastiche divisioni si sono avute sulla “legge mancia” ovvero ovvero sui fondi a pioggia distribuiti a discrezione da consiglieri ed assessori, che D’Amico voleva abolire, anche retroattivamente, trovando però forti resistenze anche tra i suoi. O anche con le prese di posizione che hanno irritato non poco altri esponenti dell’opposizione  a favore della Asl unica e della nuova legge elettorale con il collegio unico, cavalli di battaglia di Marsilio. Ma sul collegio unico anche il sodale D’Alfonso non è affatto d’accordo con D’Amico.

“La situazione è semplicissima – afferma dunque D’Alfonso -, le elezioni regionali del 2024, con la candidatura di D’Amico, hanno rappresentato un punto di svolta, rispetto al pantano dove si trovava il centrosinistra. Ma devo constatare che ci sono dei consiglieri regionali che non si sono resi conto che il vento è cambiato, e se vogliamo veramente ritornare a governare questa regione,  occorre che cambino registro”.

E la divisione si è palesata sulla vicenda della legge mancia, già a partire dall’ultimo scampolo della passata legislatura: “mentre noi lavoravamo sul programma della coalizione che prevedeva l’abolizione della legge Mancia, dei fondi a pioggia, i consiglieri regionali uscenti, che poi sono stati quasi tutti rieletti, si sono spartiti con la maggioranza la legge mancia di allora, da oltre 22 milioni di euro, nel bilancio del dicembre 2023, e già questo non è stato certo un buon viatico”.

Legge mancia che anche ora “qualcuno nell’opposizione la chiama ‘istanze dei territori’, ma in realtà sono le istanze delle clientele personali, è la zavorra di cui ci dobbiamo liberare, e su questo credo che Luciano D’Amico faccia bene a tenere la barra dritta perché non c’è alternativa”.

E ancora: “ci sono dei compagni di avventura che è meglio perderli che trovarli, ci sono dei consiglieri regionali che hanno fatto tre legislature e bisogna pensare al ricambio, perché altrimenti non si va da nessuna parte. Ci sono consiglieri che remano contro, e lo fanno senza metterci la faccia, sotto la superficie dell’acqua, contro chi invece la barca prova a mandarla avanti. Io ritengo che ci siano delle presenze all’interno del centro-sinistra poco in sintonia con un programma progressista che siano abbastanza borderline”.

Fuori i nomi dunque: sui consigliere al terzo mandato “è oggettivo”, sono i dem Silvio Paolucci, Dino Pepe, Pierpaolo Pietrucci e Sandro Mariani. D’Alfonso fa poi esplicitamente il nome di Enio Pavone di Azione: “basta vedere le dichiarazioni che fa in aula, distanti spesso dalle posizioni del centrosinistra, dal nostro programma”,

Mentre tra i consiglieri al terzo mandato salva in un certo modo Sandro Mariani, proprio colui che già lavora ad una candidatura a presidente della Regione nel 2029,  e ha più volte marcato le distanze da D’Amico: “almeno lui esprime delle posizioni politiche, è sempre molto chiaro nella sua impostazione”.

Nell’ultima “legge mancia” da 16 milioni di novembre sono poi stati sospettati di aver provato inizialmente ad inciuciare al fine di ottenere un loro  budget e far passare misure che gli stavano a cuore, anche i due consiglieri di Abruzzo insieme, considerata la lista del presidente, ovvero Vincenzo Menna e Giovanni Cavallari, come pure Monaco, il consigliere di riferimento di Demos, che però ha smentito categoricamente.

“Il nostro candidato Monaco si dice entusiasta della linea del professor D’Amico, fonti della maggioranza sostengono il contrario, non è un problema a quale devo rispondere io, deve rispondere lui con la sua coscienza”, afferma D’Alfonso.

Infine la questione del collegio unico regionale, e qui D’Alfonso marca la distanza da D’Amico, “E’ normale che in una coalizione su temi importanti ci sia una dialettica, detto questo per me fare il collegio unico in Abruzzo significa allontanare ancora di più gli eletti dagli elettori, saranno sicuramente avvantaggiati i candidati che potranno spendere di più in campagna elettorale e già questo è una cosa insopportabile, perché con l’abolizione del finanziamento pubblico, altra grande ipocrisia, ormai la politica è in mano alle lobby economiche, fare una campagna elettorale su base regionale significa mettere in mano il Consiglio regionale a delle lobby economiche, a cominciare da quelle della sanità, e verrà fuori poi un consiglio regionale Pescara-centrico perché parliamoci chiaramente, la forza economica in questa regione è proprio sull’area costiera, e ci sarà invece un colpo durissimo per le aree interne”.