Giovedì, 13 Febbraio 2025 Vastese

Abusi sui costi della lavanderie: reato abrogato, assolti tutti gli imputati

La sentenza è stata emessa dai giudici del Tribunale di Lanciano

Si chiude senza condanne il processo sulla maxi liquidazione di due milioni 130 mila euro da parte della Asl Lanciano-Vasto-Chieti alla società Publiclean per il servizio di lavanderia dal 2009 al 2015: tutti assolti dal Tribunale collegiale di Lanciano tra l’intervenuta prescrizione e l’abolizione, nello scorso luglio, del reato di abuso d’ufficio.

Tra gli imputati l’ex manager Asl Pasquale Flacco, la dirigente Tiziana Spadaccini, il direttore affari generali e legali Stefano Maria Spadano e il funzionario economale Rita Pantalcone, oltre all’imprenditore Antonio Colasante, accusati di concorso in abuso d’ufficio.

La vicenda risale a marzo del 2017 quando venne arrestato Colasante, la dirigente Spadaccini finì ai domiciliari e altre nove persone vennero indagate. Secondo l’accusa per i servizi fatti, in particolare lavaggi extra, Colasante presentò fatture per 4.433,418 euro. La Asl fece una transazione con due determine, del 18 dicembre 2015 e del 22 marzo 2016, e liquidò 2.130.490 euro alla Publiclean a fronte di zero euro dovuti. Per l’accusa “Spadaccini, Flacco, Spadano e Pantalcone ciascuno fornendo il proprio apporto, in base al ruolo ricoperto nell’azienda sanitaria, avrebbero agito col fine ultimo di procurare un ingiusto profitto alla Publiclean Srl, con pari danno alla pubblica amministrazione”; coinvolto anche Colasante, accusato di riciclaggio, reato per il quale fu assolto con formula piena in sede di udienza preliminare, ma poi rinviato a giudizio per l’abuso di ufficio.

I legali degli imputati, Angelo D’Angelo, Marco Femminella, Giuliano Milia, Augusto La Morgia,  Alessandro Orlando e Massimo Biscardi già nella scorsa udienza avevano chiesto il proscioglimento di tutti gli imputati per la riforma della normativa sull’abuso di ufficio che ha abrogato il reato nonostante sostenessero l’innocenza piena dei propri assistiti. Prescrizione intervenuta nel frattempo anche per il peculato d’uso di cui era accusata la sola Spadaccini “perché avendo per ragioni del proprio ufficio la disponibilità di una Fiat Panda Asl, se ne appropriava portandola nella sua abitazione a Vasto e usandola il giorno successivo per andare al lavoro a Chieti”.

Il pm Elena Belvederesi nelle conclusioni ha chiesto il non luogo a procedere per tutti gli imputati perché è intervenuta l’abolizione del reato di abuso di ufficio e per la Spadaccini anche per l’intervenuta prescrizione del reato di peculato d’uso. E il collegio ha accolto in pieno la richiesta