Lunedì, 17 Febbraio 2025 Abruzzo

“Bomba e Snam, non parlarne prima del voto”

Frase di Marsilio pubblicata nel libro di Salvini: scoppia la polemica

“Alcune soluzioni vanno fatte ma non annunciate…Certe cose si fanno il giorno dopo le elezioni quando hai cinque anni davanti per riassorbire le proteste…”. E ancora, “Piaccia o non piaccia se adesso in Abruzzo mi mettessi a dire che dobbiamo trivellare nell’Adriatico scateniamo tutti i Sindaci della costa compresi i nostri. Lo stesso accadrebbe in Val di Sangro per il gas sotto il lago di Bomba”. Ergo, meglio glissare e “dimostrare che magari le proteste erano fondate su paure ingiustificate e soprattutto avendo avuto il tempo di far piovere anche i benefici e le compensazioni economiche per i territori. Nei pochi giorni di campagna elettorale raccoglieremmo soltanto le proteste”.

Fanno discutere e aizzano la polemica anche in Abruzzo le affermazioni del presidente Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, nella chat del partito, dell’agosto 2022, in vista delle elezioni del marzo 2024, che lo hanno riconfermato per un secondo storico mandato.

Messaggi interni pubblicati assieme a tanti altri, nel  libro “Fratelli di chat”, del giornalista de Il Fatto Quotidiano Giacomo Salvini, che hanno creato scompiglio in particolare per i commenti anche offensivi di vari esponenti di Fdi nei confronti di Matteo Salvini, leader della Lega, seppure in un diverso contesto politico, quando c’era ancora il governo Draghi.

I riferimenti di Marsilio riguardano il particolare il progetto del metanodotto Snam da Sulmona a Foligno, con la realizzazione della centrale di spinta che è da poco iniziata nella città peligna, e anche ai progetti di estrazione di gas a Bomba, in provincia di Chieti, e offshore nel mare Adriatico.

Durissimo il deputato del Partito democratico Luciano D’Alfonso, ex presidente della Regione a commento delle parole di Marsilio:  “La strategia è semplice ed allo stesso tempo raffinata: non dire niente prima delle elezioni, per avere poi il tempo di indorare la supposta, e nemmeno questo è un refuso. Anche il presidente Marsilio tratta la gente dell’entroterra abruzzese come i cafoni di Fontamara, ma non sa che su certe questioni la popolazione è preparata e attenta, nonostante i suoi alti disegni tattici”.

E ancora, incalza D’Alfonso: “L’acume strategico è notevole ed evidenzia tanta esperienza: Marsilio sa differenziare le cose da dire in campagna elettorale e quelle da fare a voto acquisito. Per spiegare cotanto acume politico, il presidente fa degli esempi concreti ai suoi colleghi di partito. Ricordando le grandi e partecipate battaglie contro la petrolizzazione che hanno caratterizzato l’Abruzzo prima della sua discesa, dichiara come fosse impensabile dichiarare di voler trivellare l’Adriatico. La cosa, chiosa il presidente alto, farebbe scatenare tutti i sindaci”.

Per quanto riguarda Bomba, “per Marsilio anche questo è un argomento da non trattare e, infatti, non ne ha parlato né durante il primo mandato né nella successiva campagna elettorale. Questa è una questione da affrontare in silenzio e risolvere dopo le elezioni.  La questione dell’estrazione del gas sotto il lago di Bomba ha una storia lunga e ha visto lo stesso ente che lui presiede contrapporsi con forza a questo progetto. In Val di Sangro c’è il più grande giacimento di gas naturale d’Italia in terraferma non sfruttato. E se non è stato sfruttato dall’AGIP che lo scoprì alla fine degli anni ’50, qualche motivo valido c’è. Il gas non si può estrarre perché si trova sotto un bacino idroelettrico circondato da importanti frane. I rischi idrogeologici sono stati evidenziati e illustrati da anni. Ma evidentemente gli esponenti del partito sedicente nazionalista si fidano più degli affaristi statunitensi che dei tecnici italiani dell’AGIP”.

“Il presidente, mantenendo fede alla sua strategia, non parla della questione, ma ne parlano persone a lui molto vicine. La Confindustria locale promuove convegni a favore del progetto, e un noto conduttore di campagne elettorali della destra abruzzese cura la comunicazione della LNEnergy, così si chiama la micro-società statunitense che dal 2010 è impegnata a riscrivere la storia. Eppure l’istanza è stata bocciata due volte dal comitato VIA della Regione Abruzzo, ha avuto un pronunciamento avverso del Consiglio di Stato e due bocciature dal comitato VIA del Ministero dell’Ambiente. Tuttavia, un nuovo tentativo è in esame tuttora dal comitato VIA dei progetti PNRR-PNIEC e speriamo che né Marsilio né nessun altro dei suoi colleghi nazionalisti intervengano per impedire ai tecnici italiani di evidenziare ancora volta le enormi criticità del progetto. In caso contrario, secondo le elevate strategie marsiliesi (neppure questo è un refuso, qualcuno magari direbbe che è una sorta di assonanza) la decisione deve essere presa immediatamente, altrimenti non ci saranno più 5 anni per spiegare ai cittadini come sono stati ingannati per favorire lo sfruttatore straniero”.

Ad intervenire anche Mario Pizzola a nome del Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile, che si batte da anni per la realizzazione del metanodotto Snam.

“Non deve essere eccelsa la considerazione che Marco Marsilio ha degli elettori, a giudicare dai messaggi che il presidente della Regione si scambiava con i suoi colleghi di partito”.

“Riassumendo: se vuoi rifilare delle fregature al popolo che amministri, fallo senza dirgli niente e quando non c’è il rischio che possa votarti contro. Il ‘metodo Marsilio’ è stato applicato alla perfezione nel caso del metanodotto Sulmona- Foligno, che attraversa l’Abruzzo interno per oltre 106 chilometri. Dapprima, obbedendo al Governo, ha spalancato le porte al devastante e inutile progetto della Snam. Poi ha riunito i Sindaci dicendo loro sostanzialmente: ‘Signori, ormai l’opera è autorizzata, prendetevi i soldi delle compensazioni (in realtà mai arrivati) e smettetela con le proteste’. Per qualche sindaco più recalcitrante è arrivata anche la candidatura, con annessa trombatura, alle elezioni regionali. Visto che il metodo ha funzionato, Marsilio è stato rieletto per il secondo mandato”.

A “parziale discolpa” di Marsilio, chiosa Pizzola, “c’è da dire che lui non ha inventato nulla. Non fa che applicare il collaudato sistema delle monarchie feudali. Lui prende ordini da Roma, poi li trasmette diligentemente ai suoi fedeli Sindaci e Presidenti di Provincia e questi ultimi li eseguono cercando di farli digerire a quello che considerano il popolo bue. L’ultimo esempio ce lo ha offerto in vista delle elezioni comunali di Sulmona, quando ha ‘suggerito’ il nome del prossimo Sindaco, e tutti intorno a lui a fare la ola e a cantare la marsiliese. Povera Sulmona e povero Abruzzo, in che mani siamo finiti. Arriverà mai il giorno in cui sapremo riscattarci?”