Venerdì, 14 Marzo 2025 Vasto

Per il suicidio in carcere di Trotta ascoltato un agente di custodia

La discussione e la sentenza sono in programma il 23 aprile

E’ stata dedicata all’audizione di un solo testimone l’ultima udienza tenutasi davanti al giudice monocratico del Tribunale di Vasto Stefania Izzi, per il suicidio in carcere del noto psichiatra pescarese Sabatino Trotta avvenuto il 7 aprile del 2021, nel giorno del suo arresto.

A scriverlo, stamane, sulla pagina di Vasto del quotidiano dell’Abruzzo Il Centro, è la collega Paola Calvano.

L’udienza è stata aggiornata al 2 aprile, data in cui saranno sentiti gli ultimi testimoni della difesa. La discussione e la sentenza sono in programma il 23 aprile.

Come si ricorderà, l’uomo era finito in carcere nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Pescara su presunte tangenti legate a una Cooperativa di Lanciano per una serie di appalti con la Asl. In origine erano finiti a giudizio la direttrice del carcere, Giuseppina Ruggiero e l’agente di custodia Antonio Caiazza. La dirigente, scomparsa qualche settimana fa, è stata assolta con formula piena. All’agente viene contestato l’omicidio colposo e la violazione dell’Articolo 40 del Codice Penale e di norme in materia di prevenzione di suicidi oltreché di sorveglianza dei detenuti nella sezione in cui si trovava Trotta. Mercoledì è stata ascoltata la testimonianza di un collega di Caiazza, l’agente Antonio Venditti. Quest’ultimo ha riferito le dinamiche dei controlli ai detenuti da parte degli addetti . Il suo racconto ha spezzato una lancia a favore di Caiazza che quella notte in sostanza avrebbe fatto il proprio dovere.

Assente uno dei medici dell’unità operativa di medicina penitenziaria citato dalla difesa dell’imputato rappresentata dagli avvocati Arnaldo Tascione e Marisa Berarducci. Presente per la parte civile (fratelli e genitori di Trotta ) l’avvocato Daniele Bartolomucci. I due consulenti medici delle parti civili, Adriano Tagliabracci e Vittorio Fineschi, hanno posto in evidenza l’assoluta assenza di controllo del detenuto durante la permanenza all’interno della cella.

Nella loro perizia hanno specificato che lo psichiatra pescarese ha impiegato 20 minuti per morire a seguito dell’impiccamento. Tutti coloro che quella notte erano in carcere ed hanno visto Trotta hanno confermato che lo psichiatra sembrava sereno e sicuro di essere finito in carcere per un equivoco e che presto sarebbe uscito da Torre Sinello. Nulla insomma lasciava presagire quello che è accaduto .