Sabato, 15 Marzo 2025 Abruzzo

DA ARAP AD ARUAP: PASTROCCHIO E DEBITI

MAGNACCA SOTTO ACCUSA: “POLTRONIFICIO”

Dall’Agenzia regionale attività produttive, all’Agenzia regionale unica attività produttive, ovvero dall’Arap all’Aruap, in fondo significherebbe aggiungere una semplice “U” all’acronimo dell’ente regionale commissariato ad ottobre, che si occupa in primis di gestire i consorzi industriali.

In realtà per i fautori dell’epocale riforma, il riconfermato presidente della Regione, Marco Marsilio, e l’assessore Tiziana Magnacca, entrambi di Fdi, tutto rischia di complicarsi, e di schiantarsi contro il muro dei contrari e anche della giurisprudenza, per quel che riguarda un aspetto saliente dell’operazione, ovvero la fusione con il Consorzio industriale dell’area Pescara Chieti, che ha però oltre 17 milioni di euro di debiti, e che potrebbe far affondare tutta la barca.

La norma ha avviato il suo iter in commissione e lunedì è stata convocata una nuova riunione di maggioranza per cercare di trovare una quadra e far luce sui punti oscuri della riforma.

Il commissariamento con il “allegato” il disegno di legge con il nuovo assetto era stato approvato con un blitz in giunta il 10 ottobre scorso, e che le cose per Arap dovevano cambiare lo aveva annunciato l’assessore Magnacca già in campagna elettorale delle regionali del marzo 2024. A mettere a punto un testo sono poi stati gli uffici della presidenza della Regione, il testo però poi è stato ulteriormente rimaneggiato, “arricchito” e allungato allorché è passato in mano all’assessorato alle Attività produttive Magnacca e al dipartimento Lavoro e Attività produttive il cui direttore è Germano De Santis. E da quanto si apprende da fonti burocratiche e politiche è in questa seconda fase che sono stati aggiunti elementi che ora danno adito a polemiche, cosa che avrebbe costretto lo stesso Marsilio, assai irritato, a richiedere importanti pareri legali per porre riparo all’ipotesi di una “legge pastrocchio”.

Nonostante questo ora i critici puntano il dito contro una riforma che prevede una “good company”, l’Aruap nuova di zecca, e dall’altra, di fatto, la liquidazione di Arap trasformata in una “bad company”, con la zavorra del  consorzio industriale, che ha debiti ormai ufficiali e non più negoziabili che sono arrivati al livello di istanze all’Agenzia delle entrate, facendo perdere chance ed opportunità, tanto che sono andate in apprensione anche le banche.

Quando era sindaco di San Salvo, c’è chi ricorda, Magnacca ha sempre osteggiato Arap e si è sempre schierata con sindaci e imprenditori detrattori, garantendo in campagna elettorale delle regionali nella provincia di Chieti, di ritornare ai vecchi consorzi o addirittura a consegnare le competenze dei consorzi ai singoli comuni.

Intanto provoca polemiche, da parte delle opposizioni di centrosinistra e Movimento 5 stelle, il “poltronificio” con un commissario e ben 3 sub commissari, dal costo ben oltre quello del rimosso cda.

La zavorra del consorzio industriale ha consentito però nel bel mezzo della partita dello spoil system, a Marsilio di commissariare l’Arap, proprio per procedere alla fusione, sottraendolo dalla giurisdizione del consiglio regionale anche per quello che per ora riguarda le nomine commissariali, tutte affidate alla Giunta regionale, come sarà del resto il nuovo cda.

I dubbi di carattere giuridico e contabile stanno ora emergendo in commissione straordinaria e congiunta “Agricoltura, Sviluppo economico e Attività produttive” e “Bilancio, Affari generali e Istituzionali”, dove è stato avviato l’iter del disegno di legge che deve portare entro un anno alla nascita di Aruap, con una prima e importante audizione dell’assessore Magnacca e del direttore De Santis, seguita da quella del direttore generale della stessa Arap, Antonio Morgante. Già Forza Italia, con in testa il capogruppo Emiliano Di Matteo, contrario già ad ottobre alla fusione, aspetta al varco e ha pronto più di un emendamento.

In commissione si sta non a caso lavorando per tornare ad un testo più lungimirante e sostenibile, quello della ufficio di Presidenza, per garantire un futuro ad Arap, valutando con maggiore razionalità le condizioni di fusione con il consorzio indebitato, ed anche sull’allargamento delle competenze della nascitura Aruap.

Il nodo della questione è soprattutto che il progetto di legge, come evidenziato in primis dal capogruppo del Pd, Silvio Paolucci prevede di creare una ‘good company’ ed una ‘bad company’, con tutti i debiti e pendenze dell’attuale Arap e soprattutto del Consorzio industriale.

Paolucci ha evocato anche un esposto alla Corte dei conti, tenuto conto che Codice civile alla mano sarebbe operazione a forte rischio di illegittimità in quanto dovrebbe essere piuttosto la nuova società “emergente”, l’Aruap a farsi carico sia dei debiti che dei crediti.

La disciplina codicistica in materia di fusioni, ha ricordato Paolucci, dispone che “la società che risulta dalla fusione o quella incorporante assumono i diritti e gli obblighi delle società partecipanti alla fusione, proseguendo in tutti i loro rapporti, anche processuali, anteriori alla fusione”.

E questo significa che l’Aruap nascerà con un macigno debitorio ereditato dal Csi, fra i 40 e i 50 milioni di euro, “cosa che mette una seria ipoteca sul funzionamento del nuovo Ente e sull’affidabilità creditizia”, tenuto anche conto che Arap è ora stazione appaltante di diversi interventi previsti dal Fondo di sviluppo e coesione.

Un “crack autorizzato senza precedenti in Italia, “un processo di finanza creativa blindato”, una “istituzionalizzazione del meccanismo della bancarotta”, aveva Paolucci precedentemente definito l’operazione, che rischia di avere conseguenze pesanti sui tanti creditori del Consorzio industriale, e anche sulle imprese che fruiscono oggi dei servizi dell’Arap. Non è un caso, è stato ricordato che l’Arap è nata nell’aprile del 2014, con la fusione e accorpamento degli ex consorzi industriali, tranne appunto quello di Chieti-Pescara, a causa della sua ingente massa debitoria.

C’è poi la polemica che si infiamma sul cosiddetto “poltronificio”.

Dato il benservito al presidente Arap Giuseppe Savini, nominato nella precedente legislatura in quota Fi, Marsilio e Magnacca, hanno nominato commissario straordinario l’avvocato Mario Battaglia, responsabile dell’Ufficio Affari legali Agricoltura e Sviluppo economico, e contestualmente commissario del Consorzio per lo sviluppo industriale dell’area Chieti-Pescara, Loretta Franciotti, responsabile dell’Ufficio programmazione flussi finanziari e sviluppo del sistema imprenditoriale, e il primo dei tre subcommissari Arap previsti, Adriano Marzola, funzionario dell’Ufficio Competitività del dipartimento Lavoro e Attività Produttive, fedelissimo di Magnacca.

Tutti e tre non a titolo gratuito, essendo già dipendenti regionali, ma con la stessa retribuzione dei vecchi membri del cda.

Poi ad inizio febbraio è arrivata la nomina del secondo sub commissario, il manager aquilano Roberto Romanelli, direttore del Tecnopolo d’Abruzzo, in quota Forza Italia.

Per chiudere il cerchio e rispettare la ferrea legge dello spoil system, si è chiuso con il terzo subcommissario in quota Lega e il posto è toccato alla manager pescarese Daniela Sulpizio, candidata alle regionali del marzo 2024, non eletta ma con un buon risultato, 3.727 voti, alle regionali di marzo, in ticket con Vincenzo D’Incecco, capogruppo in consiglio della Lega, e segretario regionale.

Spartizione che non sembra bastare a placare le acque nella maggioranza di centrodestra, che non ha mandato giù il colpo di mano di Marsilio e Magnacca di ottobre, in primis perché le nomine del nuovo cda di Arap dovevano essere di competenza del Consiglio regionale, e invece ora a deciderle, anche dopo la fase commissariale sarà la giunta.

Aveva tuonato infatti il capogruppo di Forza Italia Di Matteo: “non lo dico io, ma lo statuto regionale che le nomine dell’Arap sono in capo al Consiglio regionale, che tra le altre cose deve garantire un posto nel cda anche alle minoranze, e se lo statuto non sarà modificato, il cda non può come dice il progetto di legge essere di competenza della Giunta, terminata la fase commissariale. Dovesse accadere, un simile atto sarebbe subito impugnato con successo al Tribunale amministrativo regionale”. E comunque, “il commissariamento dovrà durare il minor tempo possibile, e non certo un anno”.

Va anche ricordato che norma arrivata a sorpresa in Giunta il 10 ottobre, non è stata votata dagli assessori Roberto Santangelo, di Forza Italia e dal vice presidente con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, della Lega, che per esprimere la loro contrarietà hanno lasciato la stanza e non votato il punto all’ordine del giorno.

E i nodi stanno ora venendo al pettine.

Paolucci infine se la prende con l’assessore Magnacca, che “invece di dedicarsi a questa delicatissima partita” dell’Aruap e delle crisi che attraversano il comparto industriale,  “sembra più interessata alla una pre-missione di dieci giorni in Giappone in vista dell’Expo di Osaka pagata dagli abruzzesi, gli stessi che subiranno gli effetti di scelte sbagliate e improduttive per il nostro sviluppo economico e industriale. Cifre, quelle per il Giappone, che fra visite, stand e amenità varie arrivano a circa un milione di euro, equivalenti almeno una decina di chilometri di asfalti e manutenzione varia, cosa che la Magnacca, in altri ruoli, sono certo avrebbe chiesto al titolare della delega”. Per la partecipazione all’expo di Osaka nell’ultimo consiglio regionale è stato stanziato un milione di euro.