Giovedì, 24 Aprile 2025 AbruzzoLa Regione Abruzzo blocca l'aumento degli stipendi dei mediciDiktat del dipartimento ASL ai Direttori Generali, ma è già rivoltadi Filippo Tronca
Stop immediato in Abruzzo agli aumenti di stipendi programmati a livello nazionale per il personale della sanità, come pure al potenziamento dell’organico da impiegare per ridurre le liste di attesa, anche con straordinari retribuiti. Una nuova bomba è esplosa sul fronte della drammatica battaglia per la riduzione del debito della sanità abruzzese, che nel 2024 ha raggiunto la cifra mostre di 180 milioni e con prospettive nere anche per il 2025. La comunicazione è stata inviata ieri dal dipartimento Sanità della Regione Abruzzo, ai quattro direttori generali, direttori sanitari, amministrativi e del personale delle quattro Asl abruzzesi. Con la quale si impone di non dare seguito a quanto disposto, a livello nazionale dal decreto legge 35 del 2019 e dal decreto legge 73 del 2024. A firmare il provvedimento il direttore Emanuela Grimaldi, il dirigente del servizio Programmazione economico-finanziaria, Ebron D’Aristotile e il dirigente del servizio risorse Umane Marina Febo. L’atto ancora non è stato reso noto, ma la notizia circola, e sta già provocando il quarantotto tra medici, infermieri e tutto personale sanitario abruzzese, che da anni lamentano di essere sottopagati e di dover far fronte ad un carico di lavoro sempre meno sostenibile. Le rappresentanze sindacali già sarebbero pronte a chiedere l’immediato ritiro del provvedimento, pronte alla mobilitazione e alla levata di scudi. Da quanto si apprende, ad esprimere contrarietà è stata anche lo stesso assessore alla Salute Nicoletta Verì, creando una drammatica spaccatura dentro il dipartimento. Ma del resto nella comunicazione del direttore Grimaldi di ieri si dice chiaro e tondo che la decisione è la conseguenza delle “raccomandazioni”, leggasi “ordine tassativo” arrivato dal Tavolo di monitoraggio interministeriale della sanità dell’11 aprile che ha espresso più di una perplessità sul pur doloroso piano di rientro presentato dai tecnici della Regione. Raccomandazione da applicare dunque senza discutere, prima di tornare a Roma con i compiti a casa fatti. Questo il telegrafico ma densissimo testo della comunicazione: “Facendo seguito alle risultanze del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei Lea nell’ultima seduta del 11 aprile, tenuto conto della assenza di equilibrio economico e finanziario del sistema sanitario regionale in relazione alla annualità 2024, si comunica che non potrà essere data attuazione alle previsioni di cui all’articolo 11 del D.L. n.35/2019 e all’articolo 5 del D.L. n. 73/2024”. La conferma, in controluce, che la partita dell’azzeramento del debito non si è affatto conclusa, come avrebbe del resto evidenziato il tavolo di monitoraggio interministeriale dell’11 aprile, dopo che la maggioranza di centrodestra di Marco Marsilio, di Fdi, il 3 aprile, con la sala Spagnoli occupata per protesta dall’opposizione e dai sindacati, ha dovuto approvare l’aumento dell’addizionale Irpef, almeno per i redditi sopra i 28.000 euro, per incassare 42,5 milioni di euro necessari a coprire il deficit schizzato nel 2024 a 180 milioni, di cui 99 coperti dai fondi della Gestione sanitaria accentrata, la Gsa, e da aggiungere, per far quadrare i conti, ai 20 milioni di euro di tagli al bilancio, con 18 milioni circa che però mancavano all’appello, ovvero da ritenersi certi e non aleatori. Questo dopo che anche nel 2023 le Asl hanno registrato un deficit di 122 milioni di euro, appianati anch’essi dalla Regione, per la metà con fondi del bilancio, a giugno dell’anno scorso, l’altra metà ancora una volta con la cassa del Gsa. Il dipartimento regionale della Sanità dunque con questa comunicazione è corsa ai ripari, incidendo sulla spesa del personale, che nei piani di rientro era stato imposto ai dg di non toccare. Aumento del costo del personale, a causa appunto dei rinnovi contrattuali decisi a livello nazionale, che Marsilio aveva poi additato come la principale causa, assieme al rincaro dei farmaci e delle spese energetiche, del deficit della sanità abruzzese. Tutte cause endogene, insomma, dovute a fattori non dipendenti e non affrontabili dalle Asl e dai direttori generali, da Marsilio difesi a spada tratta. Venendo dunque al dettaglio della comunicazione, ecco cosa prevedono le due norme citate, e che in Abruzzo non potranno essere applicate. Il primo riferimento normativo, “articolo 11 del D.L. n.35/2019”, è il decreto legge che porta la firma del ministro della Sanità Giulia Grillo, del Movimento 5 stelle, approvato nell’aprile 2019, con il primo governo di M5s e Lega di Giuseppe Conte, conosciuto come “decreto Calabria”, in quanto dispose il commissariamento in toto della disastrata sanità calabrese, prevedendo però molte altre norme di interesse nazionale. E appunto all’articolo 11 si è intervenuto sul limite di spesa per il personale del sistema sanitario nazionale, stabilendo che, a decorrere dal 2019, la spesa di ciascuna Regione non può superare il valore della spesa sostenuta nell’anno 2018, o, se superiore, il corrispondente ammontare dell’anno 2004 diminuito dell’1,4%. Tali valori, questo il punto dirimente, possono però essere incrementati annualmente, a livello regionale, di un importo pari al 5% dell’incremento, rispetto all’esercizio precedente, del Fondo sanitario regionale. Dal 2021, l’incremento di spesa del 5% subordinato all’adozione di una metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli enti del Ssn. Inoltre, il comma 4-bis dello stesso articolo, rimuove il blocco del turn over del personale del servizio sanitario previsto, dalla finanziaria 2005, per le regioni in piano di rientro e commissariate, dando facoltà, a tutte le regioni che si trovano in quella situazione, di procedere all’assunzione di personale del comparto sanitario. Si fa poi riferimento al decreto legge 73 del giugno 2024, “Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie”, approvato dal governo di centrodestra di Giorgia Meloni, di Fdi, su iniziativa del ministro alla Salute, Orazio Schillaci. Il decreto prevede una serie di misure per ridurre finalmente i tempi di erogazione delle visite e delle prestazioni sanitarie, e in questa ottica, nell’articolo 5, si introduce la possibilità di incrementare la spesa per il personale delle aziende sanitarie, permettendo alle aziende sanitarie di utilizzare risorse aggiuntive abbattere appunto le liste di attesa, ad esempio con l’assunzione di personale aggiuntivo o con il pagamento di ore straordinarie. Si apre ad esempio alla possibilità per i medici in formazione specialistica, di assumere, su base volontaria e al di fuori dall’orario dedicato alla formazione, incarichi libero-professionali, anche di collaborazione coordinata e continuativa, presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri, per un massimo di 10 le ore settimanali. Del resto la Regione Abruzzo, per contenere il debito, era già intervenuta sul costo del personale. Con un emendamento alla legge regionale del 4 aprile dell’aumento dell’addizionale Irpef, sono state infatti anche previste le “linee di intervento prioritarie” nei piani triennali delle quattro Asl, che prevedono “la razionalizzazione della spesa del personale amministrativo dell’azienda sanitaria locale, inclusa quella destinata al rinnovo dei contratti di somministrazione” , “la razionalizzazione della spesa per le consulenze esterne”, “l’efficientamento dell’utilizzo dei farmaci in osservanza delle prescrizioni del servizio farmaceutico regionale attraverso la programmazione centralizzata degli acquisti e delle misure di appropriatezza”, la “razionalizzazione dei processi di acquisto di beni e servizi con ricorso a strumenti di aggregazione della domanda e alla standardizzazione delle forniture”. A questa norma ha fatto seguito, il 10 aprile, il perentorio diktat da parte del direttore Grimaldi e della dirigente Febbo, alle quattro Asl abruzzesi, che intimava appunto , “in via cautelativa”, di “sospendere l’avvio di procedure di reclutamento del personale amministrativo, incluse quelle relative al rinnovo dei contratti di somministrazione, nonché di consulenze esterne, a tutela di tutti gli interessi pubblici connessi”. Lo stesso giorno però, come riferito da Abruzzoweb, la Asl di Pescara, in zona Cesarini, ha proceduto all’assunzione di dieci nuovi amministrativi, cinque per l’area economica e cinque nell’area giuridica, con lo scorrimento delle graduatorie di precedenti concorsi. La Asl di Teramo ha proceduto all’assunzione, il 17 aprile, di un dirigente amministrativo, adducendo come giustificativo della liceità dell’atto “un ulteriore chiarimento formulato a mezzo stampa in data 15.4.2025 dal consigliere regionale capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Regionale d’Abruzzo”, ovvero Massimo Verrecchia, il quale ha precisato che “la sospensione temporanea delle nuove procedure di reclutamento di personale amministrativo non riguarda le procedure già avviate, che proseguiranno regolarmente”. Pubblicato su AbruzzoWeb.it |