Sabato, 26 Aprile 2025 Abruzzo

La Regione precisa: salvi in Abruzzo gli aumenti degli stipendi dei medici

Ma a rischio resta l'incremento del salario accessorio

La Regione Abruzzo, a causa del pesante buco della sanità al vaglio del tavolo di monitoraggio interministeriale, che già ha portato allo stop delle assunzioni di personale amministrativo, mette le mani anche nelle tasche dei medici e sanitari abruzzesi. Non bloccando però l’aumento degli stipendi, come poteva lasciar intendere una comunicazione alle Asl del  Dipartimento Salute della Regione Abruzzo già pubblicato in esclusiva da Abruzzoweb l’altro ieri.

Ad essere interessati sono infatti i fondi aggiuntivi del salario accessorio, componente comunque non certo secondaria degli emolumenti di un comparto che su base nazionale è tra i meno pagati d’Europa: i medici ed i sanitari abruzzesi avranno dunque regolarmente i rinnovi contrattuali che prevedono l’aumento della retribuzione deciso in sede di contrattazione collettiva nazionale. Sono a forte rischio, invece, gli aumenti del salario accessorio che si riferiscono a voci, non certo secondarie, come straordinari, turni di guardia e indennità varie, ma secondo quanto si è appreso non la indennità di risultato, cioè il premio di produttività.

Aumenti previsti nel decreto legge 35, approvato nell’aprile 2019, con il primo governo di Giuseppe Conte, e che porta la firma del ministro della Sanità Giulia Grillo, del Movimento 5 stelle, conosciuto come “decreto Calabria”, in quanto dispose il commissariamento in toto della disastrata sanità calabrese, prevedendo però molte altre norme di interesse nazionale.

Questo il telegrafico ma densissimo testo della comunicazione inviata alle quattro Asl dal direttore dipartimento Sanità Emanuela Grimaldi, dal dirigente del servizio Programmazione economico-finanziaria, Ebron D’Aristotile e il dirigente del servizio risorse Umane Marina Febo: “Facendo seguito alle risultanze del Tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali con il Comitato permanente per la verifica dei Lea nell’ultima seduta del 11 aprile, tenuto conto della assenza di equilibrio economico e finanziario del sistema sanitario regionale in relazione alla annualità 2024, si comunica che non potrà essere data attuazione alle previsioni di cui all’articolo 11 del D.L. n.35/2019 e all’articolo 5 del D.L. n. 73/2024”.

Il chiarimento sulla effettiva portata dello stop, non fa però rientrare l’allarme nel comparto e nella collettività abruzzese. Un chiarimento, sollecitato da fonti della struttura burocratica guidata da Grimaldi, che non ridimensiona la portata negativa di una decisione che già ha provocato la rivolta di sindacati di medici e infermieri, questi ultimi ancora più esposti dei primi alla luce degli stipendi nettamente minori.

In queste ore sono in corso contatti e già lunedì ci saranno incontri e confronti con l’assessore regionale alla sanità Nicoletta Verì alla quale è stato già chiesto il ritiro del provvedimento.

Ma ci sarebbe uno spiraglio: le Asl che stanno lavorando al riaggiornamento dei fondi nell’ambito del bilancio consuntivo da approvare entro il prossimo 30 aprile, su precisa indicazione del Dipartimento, potrebbero trovare le risorse per tappare il buco del mancato trasferimento dei fondi da parte della Regione, posta che sarebbe poi ripristinata quando sulla tenuta del sistema sanitario tornerà il sereno.

Comunque, i vertici della struttura tecnica su cui c’è da mesi una forte pressione per il debito fuori controllo che ha già causato l’aumento dell’addizionale Irpef per i redditi sopra i 28.000 euro, hanno dovuto comunicare alle Asl, con le quali il rapporto è sempre molto conflittuale (un esempio, l’espediente dello scorrimento delle graduatorie per bypassare in zona Cesarini il blocco delle assunzioni di amministrativi), che non può essere riconosciuto per il 2024 il fondo per il decreto Calabria: stando a quanto emerge da fonti regionali il fondo non può essere erogato proprio perché la norma prevede, come presupposto centrale per l’erogazione, che il sistema sanitario regionale sia in equilibrio economico e finanziario, una condizione che non riguarda l’Abruzzo che dall’esercizio 2023 ha fatto registrare una esplosione del debito sanitario caratterizzato da una preoccupante escalation.

I fondi in questione sono bloccati proprio per la situazione del quarto trimestre del 2024 che è al vaglio del tavolo di monitoraggio che l’11 aprile scorso ha fatto una lunga serie di contestazioni ai vertici burocratici abruzzesi rinviando a difficili esami di riparazione il giudizio sui conti.

Ma, sempre stando a fonti regionali, la decisione sul blocco dell’aumento del salario accessorio è stata davvero sofferta: i burocrati del Dipartimento hanno tentato in tutti i modi di evitare la sospensione ma alla fine si sono dovuti arrendere perché una forzatura avrebbe potuto far scattare la ipotesi di reato di danno erariale.

Tutto ciò considerando che la Regione Abruzzo è stata negli anni scorsi tra le primissime in Italia ad attuare gli aumenti del decreto Calabria riconoscendo a medici e paramedici ì sacrifici affrontati nel corso della emergenza Covid.

Per questo, da fonti sanitarie filtrano delusione e amarezza tra le altre cose in considerazione del fatto che i salari, negli ultimi anni, sono lievitati solo del 2,5% rispetto a nazioni che hanno previsto incrementi del 100 e persino del 200%.

E poi, spiegano ancora fonti mediche, in Abruzzo la categoria sta già dando il proprio contributo come la più esposta nell’aumento a scaglioni di reddito dell’addizionale Irpef scattata per il deficit sanitario. (b.s.)