Lunedì, 6 Luglio 2009 Folklore contemporaneoPellegrinaggio al santuarioLa tradizione del pellegrinaggio al santuariodi Lia Giancristofaro
Tra le pratiche devozionali della cultura popolare abruzzese, ha sempre ricoperto un ruolo primario il viaggio che i fedeli fanno individualmente o in gruppo per visitare un determinato santuario. In tutte le religioni il pellegrinaggio (dal latino per agros ire, ossia andare per i campi) è un’azione sacra, finalizzata a riscattare l’uomo dal suo carico di angoscia e insicurezza, e si caratterizza come uno spostamento verso luoghi sacrali in un cammino che ha precise regole di comportamento. In Abruzzo, il cammino verso il santuario (un tempo effettuato a piedi, oggi prevalentemente in pullman) si caratterizza ancora come un portare alla divinità il proprio patimento esistenziale e il liberarsene “in un affidamento tacito ai piani di un soprannaturale accettato senza posizioni critiche” (Alfonso M. di Nola). E’ per questo che non dobbiamo stupirci se, nonostante la nostra società sia profondamente cambiata in molti suoi aspetti, questa pratica è tuttora attiva e continua a manifestarsi verso chiese, santuari, abbazie ed eremi rupestri le cui semplici murature, segnate dagli innumerevoli drammi umani che vi sono passati, sono impregnate della profonda spiritualità di quella che, raccordando il centro Italia al Sud, è una terra dai mutamenti lenti, imprigionati in una sorta di spirale evolutiva-involutiva. Le radici storiche di tutto questo risiedono nella particolare dislocazione geo-economica dell’Abruzzo, per millenni relegato al ruolo di provincia, ma al tempo stesso irrorato culturalmente sia dalla aquilana “via degli Abruzzi” (che conduceva verso Rieti, Spoleto, Perugia, Arezzo, da cui penetrarono le correnti del francescanesimo umbro-toscano), sia dalla rete di comunicazione dei tratturi attraverso cui i pastori conducevano ogni anno le greggi a svernare nei pascoli del Tavoliere di Puglia. Non a caso, la maggior parte dei santuari, in una regione dove per millenni ha regnato l’economia pastorale, è nata come posto di sosta, di culto e di commercio lungo le direttrici tratturali che partivano dall'Aquila, dall’area marsicana e dall’alto Sangro e che, diramandosi, raggiungevano l’Adriatico. Queste strade erano caratterizzate dalla presenza di chiese le cui tradizioni miracolistiche e le leggende di fondazione sono state tramandate di generazione in generazione, con tutta la loro funzionalità, dal Medioevo fino ai giorni nostri. La sopravvivenza nella religiosità popolare degli antichi culti pagani, soprattutto quelli agrari, unitamente alla lenta stratificazione con tradizioni slave, greche, ebraiche e spagnole, ha fatto il resto, dando vita ad uno straordinario sincretismo religioso, di cui vi ragguaglieremo in seguito. |