Venerdì, 10 Aprile 2009 Abruzzo

L'Aquila spostata di 15 cm, occhi alle faglie

Il dato rilevato dai satelliti Cosmo SkyMed, di Agenzia Spaziale Italiana (Asi)

Il terremoto ha spostato la zona dell'Aquila di 15 centimetri, mentre ora li"attenzione degli esperti è al movimento delle faglie. Lo spostamento complessivo di circa 15 centimetri della zona attorno a L'Aquila, la più colpita dal terremoto del 6 aprile scorso, risulta dai dati rilevati dai satelliti Cosmo SkyMed, di Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e ministero della Difesa, analizzati sia dalla società e-Geos (Asi-Telespazio) sia dall'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr). Le immagini diffuse oggi dall'Asi sono la combinazione interferometrica delle immagini rilevate dai satelliti prima del terremoto (23 marzo) e dopo (8 aprile). Lo spostamento del suolo é stato evidenziato con strisce di colore diverso, dal giallo al blu, ognuna delle quali corrisponde ad uno spostamento di 15 millimetri. Nell'area più colpita dal sisma, quella intorno a L'Aquila, si concentrano ben dieci frange, indice di una deformazione pari, complessivamente, a circa 15 centimetri. Intanto a focalizzare l'attenzione dei sismologi sono ora le faglie gemelle che si aprono in direzioni diverse con movimenti propri, che vanno da est a ovest (nel caso del sisma più forte) a nord/nord-ovest, sud/sud-ovest (nel caso delle ultime scosse).

Il terremoto in Abruzzo lascia così strascichi anche sul volto del territorio che per alcuni esperti geologi dovrà subire altre scosse per qualche mese. E il geologo Antonio Moretti della facoltà di Scienze Ambientali all'Università dell'Aquila sposta ora l'attenzione sul rischio sismico che interesserebbe Sulmona dove, come per L'Aquila, c'é un gap sismico, cioé un periodo di latenza, che dura dal 1706. In altre parole si è accumulata energia, afferma Moretti, e "ci aspettiamo che possa verificarsi anche lì, magari tra 1 e 10 anni, un evento analogo a quello dell'Aquila".

Lo studioso, che fa parte del gruppo nazionale Difesa dai Terremoti, ha spiegato che in questo evento sismico che ha colpito l'Abruzzo "si sono attivate due faglie gemelle", la prima quella aquilana, la più grossa "ha scaricato la sua energia preceduta da precursori e poi seguita da repliche". Secondo il geologo per una relazione che esiste tra energia sprigionata e superficie della faglia "non ci saranno scosse più forti di quelle registrate, anzi andranno a decadere: da questo punto di vista all'Aquila - ha detto - staremo tranquilli per i prossimi 200 anni, ma lo sciame sismico potrà continuare anche per mesi". Successivamente si è attivata una seconda faglia antitetica, collegata alla prima, che procede nell'altro senso. Nel 1703 questa faglia, che segue la direttrice Amatrice-Montereale, si é attivata e in questi giorni ha fatto registrare una scossa 5.3. E' impossibile, secondo l'esperto, prevedere dove, come e quando si formerà un nuovo sisma: "Ce lo aspettiamo nell'arco di uno, due, forse dieci anni ma abbiamo tempo per fare ricerca e identificare la sorgente e alla ricerca dei fenomeni precursori".

Anche per il geologo Leo Adamoli, che è stato direttore della carta geologica del Gran Sasso ed è esperto del territorio abruzzese, le scosse possono durare qualche mese e la faglia interessata ora è quella dei Monti della Laga: "Una faglia attiva che si può rimettere in movimento". "Generalmente - dice Adamoli - la durata di svariati mesi è normale. Il dato interessante è che gli epicentri si sono spostati verso Campotosto, verso un'altra faglia con un andamento nord/nord-ovest, sud/sud-ovest", diverso da quello precedente: "La faglia dei Monti della Laga, lunga 30 chilometri con un rigetto di spostamento tra le due parti di 1.000 metri, passa proprio dove si trova la diga di Campotosto e si interrompe al Gran Sasso". Ma, passare da "una struttura all'altra è abbastanza frequente". I piani di faglia si trovano "a livelli più bassi (faglie distensive) con movimenti a 8.000-9.000 metri sotto terra". La diga dell'Enel, inoltre, "é stata progettata per una magnitudo 7". Anche Sulmona, conclude Adamoli in linea con Moretti, è "a rischio, ma come tutto il resto della zona e come testimonia la storia" del territorio.