Giovedì, 20 Marzo 2008 Notizie

Pescara: la politica al mercato. Promesse, baci e sfottò

L'effetto D'Alfonso lo si avverte anche tra le bancarelle della strada parco

Pubblicato su "Il Messaggero" oggi 20 marzo di FEDERICA GIALLORETO «E' la festa del papà, poteva almeno portare le zeppole». È calda l'accoglienza che ambulanti e cittadini riservano a Carlo Masci, candidato sindaco per l'Udc. Inizia di buon'ora il suo tour elettorale lungo la strada parco, giorno di mercato, a consegnare santini. In molti lo conoscono o lo riconoscono, perché lui in quella zona è di casa: c'è chi gli chiede della moglie, «sta bene, grazie», risponde Masci che stringe mani a tutti e qualche signora la bacia pure. «Speriamo che questa sia la volta buona», gli urla una commerciante, e Masci sorride sornione. C'è anche chi al momento della consegna del santino dice: «Non c'è bisogno». E lui, soddisfatto, passa avanti. «Mi dispiace che non sono di Pescara e non ti posso votare», si scusa un signore, ma il candidato udc risponde che può farlo per la Camera. Non si sa mai. Tante le richieste della gente, ma una prevale su tutte: il lavoro per i figli. E c'è anche qualche signora indispettita che dopo l'ennesimo candidato che offre l'ennesimo volantino, tuona: «Vi fate vedere solo quando vi serve il voto, poi sparite». Un ambulante dice: «Non vi scordate dei coltivatori diretti». E Masci: «Non tartasseremo le categorie produttive ed eviteremo che gli ambulanti paghino la tassa per il posto al mercato senza utilizzarlo effettivamente per 365 giorni l'anno». Poi Masci incrocia Camillo D'Angelo, l'assessore uscente al bilancio, candidato col Pd, e ironizza: «Meriteresti una medaglia per essere riuscito a far quadrare i conti del Comune». Nel frattempo arriva Teodoro, la giornata è ancora uggiosa, e l'accoglienza è più tiepida. Lui si presenta: «Sono Gianni Teodoro candidato sindaco per Pescara. Facciamo questa battaglia». La gente prende il santino, e c'è un ambulante che gli grida: «Gianni sei sempre il numero uno». Ma poi esce il sole, come se avesse fatto il patto anche con quello, e sulla strada parco spunta Luciano D'Alfonso. E vedi l'effetto che fa. Le signore sembrano delle fan in delirio a un concerto pop. «Sei l'amore mio», è la frase più ricorrente. In molte fanno la fila per parlare con lui, tornano indietro per stringergli la mano e per dirgli che lo votano dai tempi della Provincia e lui le bacia e le accarezza tutte, o forse le benedice, chissà. «Aiutate un sindaco che ha voglia di fare», è il suo slogan, e una gli risponde: «E come si fa a non aiutarla'». «L'ho votata anche l'altra volta - dice la signora Maria - mi raccomando però la strada parco e i giardini». «Deve aiutare mia figlia», chiede un'altra signora e D'Alfonso le consegna il suo numero di cellulare: «Mi chiami quando vuole, preferibilmente la sera». «Io la voto, però lei deve promettermi che governerà per cinque anni», dice un'altra, mettendo il dito nella piaga. «Lo farò», assicura lui. Poi il sindaco uscente incrocia il vicesindaco uscente, il saluto è freddo, e ognuno continua per la sua strada. Gli chiedono di aiutare l'ospedale e di completare la riviera. «Ti ricordi di me? - chiede un distinto signore a D'Alfonso -. Quando hai vinto cinque anni fa t'ho mandato a casa una bottiglia di champagne.». E senza esitazione D'Alfonso risponde: «Rimandamela».