Giovedì, 21 Giugno 2012 San Salvo

Per lo stabilimento Pilkington di San Salvo c'è il rischio marginalizzazione

La Uilcem Uil chiama tutti alla mobilitazione

“La crisi della Nippon Sheet Glass non puo’ essere il pretesto per ridimensionare lo stabilimento di San Salvo”: la Uilcem Uil chiama alla mobilitazione. E’ sempre piu’ preoccupante la situazione della Pilkington che sembra irrimediabilmente destinato ad un ruolo marginale nell’ambito della galassia Nippon Sheet Glass.
Oltre 250 gli esuberi tra gli operai, una trentina gli esuberi tra gli impiegati, mentre i progetti di riorganizzazione, anticipati dalla NSG, dopo le dimissioni di Craig Naylor, Chief executive officer, sembrano privilegiare gli investimenti in Polonia a danno di altre realta’ del Gruppo, dall’Italia alla Germania alla Gran Bretagna.
“L’ennesimo annuncio di riorganizzazione della Società, mette in seria discussione il ruolo dello stabilimento di San Salvo all’interno del Gruppo NSG – afferma la Segreteria provinciale della Uilcem-Uil - Preoccupa sia il numero dei lavoratori coinvolti sia lo spostamento di alcune funzioni, che impoveriranno lo stabilimento e non solo dal punto di vista delle professionalità. Il rischio è che San Salvo diventi una fabbrica solo di produzione che dovrà solo eseguire le decisioni che saranno prese da altri”.
La marginalizzazione, dunque, e’ questo il vero pericolo per la Pilkington di San Salvo che, negli ultimi venti anni, ha visto un’azione di progressivo impoverimento di uomini e funzioni con la privatizzazione, il passaggio dall’Efim alla Techint di Paolo Scaroni, dalla Pilkington alla Nsg. Tagli occupazionali ed azioni che hanno segnato il progressivo smantellamento dei suoi punti di forza, tra i quali l’Engineering. Ora, per San Salvo si delinea un ulteriore impoverimento. “Avanziamo, inoltre, molti dubbi sul reale contenimento dei costi che produrrà questa nuova organizzazione – continua la Uilcem-Uil - infatti, il progetto presentato, evidenzia che, entro cinque anni, gli stipendi polacchi supereranno quelli del Regno Unito. Continuiamo a sostenere che, se riduzione dei costi ci deve essere, deve passare per prima cosa dalle figure dirigenziali – evidenzia il sindacato - non possono pagare sempre e solo operai, impiegati e quadri.
Queste figure hanno dimostrato, con la loro professionalità che lo sviluppo e la crescita del sito è anche merito loro. La crisi che il gruppo NSG sta attraversando non può essere l’alibi per ridimensionare lo stabilimento di San Salvo. E non si può tenere un atteggiamento passivo, come se non si potesse fare nulla per invertire o modificare i programmi stabiliti. Lo sforzo di tutti – conclude la Uiolcem-Uil - compreso chi oggi ha responsabilità importanti nello stabilimento e nel gruppo, deve mirare a modificare la situazione. Bisogna mobilitarsi in massa, tutti insieme, maestranze, sindacati e politici, per salvare lo stabilimento!”.

Marina Recinelli