Venerdì, 26 Dicembre 2014 VastoUn saluto particolare, una traduzione maldestra (ma non tanto)Quando la lingua di Cicerone gioca brutti scherziÈ successo qualche decennio fa in un liceo di Roma. Il testo, la frase, è semplice. “Ave Caesar, morituri te salutant”. Allo studente il compito della traduzione, che è lì, a portata di mano, scontata, senza dover spargere sudore sul foglio. Quello che però è facile, quasi apodittico, trattandosi di un noto motto proferito dai gladiatori che salutavano l’imperatore, diventa, nella mente del giovane traduttore, all’improvviso, un problema da crux desperationis. Ecco l’argomentare: “ave” è senza ombra di dubbio l’ablativo, in questo caso strumentale, di avis, che significa “uccello”. Il tutto, in italiano, suona quindi così: “Cesare, coloro che stanno per morire ti salutano con l’uccello”. A proposito di latino, c’è solo da aggiungere: absit iniuria verbis. Giacinto Zappacosta |