Domenica, 17 Novembre 2019 Abruzzo

Paolucci: Il Ministero boccerà il Piano sanitario della Regione Abruzzo

Inviato un documento politico senza allegati per farlo bocciare e accusare Governo giallo rosso

Un documento, quello del Piano sanitario regionale inviato al Ministero, che "sembra fatto apposta per farselo bocciare", parificabile ad un "desiderata politico".
E pure illegittimo, e impugnabile al Tar, visto che la Regione Abruzzo non è più commissariata, " e dunque il documento doveva passare necessariamente per la discussione e il voto del Consiglio regionale". Un'ammuina che come effetto ha "il blocco degli investimenti, con 400 milioni già disponibili, per realizzare i nuovi ospedali, e assumere il personale".
Sono accuse pesanti e dirette, quelle del consigliere regionale ed ex assessore alla Sanità, Silvio Paolucci, capogruppo del democratico capogruppo del Partito. Rivolte alla maggioranza di centrodestra di Marco Marsilio, Fratelli d'Italia, e all'assessore suo successore, Nicoletta Verì, della Lega. In ore cruciali, per i destini della sanità abruzzese uscita dal commissariamento nel'ottobre 2016, ma ancora "sotto osservazione", e obbligata ad una profonda riforma dell'itero sistema della salute, dal decreto Lorenzin. Il 31 ottobre, l'ultimo giorno utile in base al cronoprogramma, la Regione ha inviato ai Ministeri, una proposta di Piano sanitario, che sarà oggetto del confronto nel tavolo di monitoraggio, che si terrà entro questo mese di novembre. Paolucci, in una lingua intervista ad Abruzzoweb, fa il punto su un comparto, delicato e complesso, che conosce bene per averlo gestito per cinque anni, bocciando i primo nove mesi del suo successore, il cui operato è reso ancora più negativo “dalle forti pressioni che subisce dalla sua maggioranza”. 
 

Piatto forte del Piano, e assai indigesto per le resistenze dei vari territori, è il riordino della rete ospedaliera. La Regione, da quanto è trapelato - il documento non è pubblico, e neanche Paolucci ne è in possesso - ha proposto quello che per anni era considerato impossibile, ovvero la previsione di quattro hub di secondo livello, ovvero di ospedali con tutte le eccellenze, a L’Aquila, Chieti, Teramo, Pescara. Nelle more della Lorenzin, in base ai bacino di utenza, l'ipotesi sarebbe per Abruzzo, al massimo, e con qualche forzatura interpretativa, solo di due hub interconnessi, Teramo e L'aquila, e Pescara e Chieti. 

Previsti poi, come ospedali di primo livello, un gradino più in basso, quelli Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto. Infine come ospedali sede di pronto soccorso quelli di Popoli, Penne, Giulianova, Atri, Sant’Omero, e come ospedali di area disagiata quelli di Castel di Sangro e Atessa.
A questo punto Paolucci non ha dubbi: la proposta è stata concepita per farsela respingere, e magari per prendere tempo.
"Se le indiscrezioni saranno confermate - spiega ad Abruzzoweb -, la proposta di rete ospedaliera sarà semplicemente irricevibile. E soprattutto per una ragione: so per certo che mancano i cosiddetti allegati tecnici, in cui, ospedale per ospedale, vengono indicati con precisione il numero dei reparti, dei posti letto, dei primariati e così via. Senza queste schede tecniche è impossibile per il Ministero dare una valutazione nel merito. E questo è gravissimo, significa che la Regione ha mandato a Roma, non una proposta operativa, ma un documento politico di buone intenzioni.."
Da qui il tremendo sospetto di Paolucci.
"La verità è che l'assessore Verì, più che per sua responsabilità, subisce pressioni fortissime nella sua maggioranza, che è ingabbiata dalle promesse fatte in una campagna elettorale giocata sullo sparare a zero contro il piano di riordino della rete ospedaliera, garantendo ovunque e a tutti di preservare lo status quo dei presidi ospedalieri. Da ciò discende, secondo me, la scelta di non scegliere, di prendere tempo, per poi magari poter dire che è tutta colpa del Ministero, sopratutto ora che non è più del loro colore politico, dopo la fine del governo M5s e Lega".
Ma c'è dell'altro, per Paolucci: una questione di forma, che in questo caso è tremendamente sostanziale.
"Questa Regione non è più sotto commissariamento della Sanità, da cui è uscita nell'ottobre 2016. E dunque non nei poteri della giunta poter inviare al Ministero un Piano sanitario, senza il passaggio in Consiglio regionale, come di fatto è avvenuto. È inaudito che nessun consigliere regionale, nè di maggioranza, né di minoranza, abbia avuto a disposizione documenti, per poter dare almeno una valutazione".

Per Paolucci, infatti, "esiste un parere dell'ufficio legislativo, rilasciato nella precedente legislatura, richiesto dall'allora vicepresidente del consiglio regionale Paolo Gatti di Forza Italia, in cui si chiedeva una valutazione dei vari poteri che restano in capo al consiglio regionale e alla Giunta, una volta conclusa la procedura commissariale. Ebbene: in quel parere l'ufficio legislativo l'ufficio legislativo che è lo stesso di oggi, ha sostenuto con chiarezza che il consiglio regionale deve potersi esprimersi sul piano sanitario, come del resto avvenuto prima del commissariamento, nel 2008".
In ogni caso, insomma il piano confezionato dalla Giunta, per l'ex assessore, "è illegittimo, e a mio avviso un qualunque ricorso al Tar, lo farebbe cadere come un castello di carte".
Ammenochè, incalza Paolucci, " hanno deciso che l'Abruzzo è ancora sotto commissariamento, ma bisognerebbe capire chi e quando lo ha deciso, e con quali argomentazioni, visto che le attuali performance della sanità non lo giustificherebbero, i conti complessivi sono sostanzialmente in equilibrio, grazie, mi permetto di ricordare, all'azione di risanamento fatta nella precedente legislatura".
Infine, Paolucci chiude il cerchio del ragionamento, tornando a scontrarsi con l'assessore Verì sull'iter che dovrebbe portare a realizzare nuovi ospedali, in partnership con il privato, attraverso il project financing. In primis quello di Chieti, per cui si aspetta il bando per realizzare la proposta presentata dalla Maltauro e Nocivelli, ma anche quelli di Vasto, Lanciano e Teramo, dove però è stata bocciata la proposta dalla Pizzarotti del complesso da realizzare a Piano d'Accio, a est del capoluogo teramano.

Per Paolucci, a causa dell'immobilismo della Regione, e della mancata approvazione del Piano sanitario, restano così congelati "gli oltre 400 milioni di euro per i nuovi ospedali, che ci sono, e vanno semplicemente amministrati, E nonostante i 143 milioni assegnati per cassa dai governi del Partito democratico, a cui si aggiungono i 94 collegati al sisma".

La Verì ha replicato piccata che "questo assessorato e l'intero governo regionale non perderà alcun finanziamento per l'edilizia sanitaria". Incolpando "il funzionario ministeriale che avrebbe dovuto firmare l'accordo di programma per i nuovi ospedali nel febbraio 2018, e che è ancora in missione intergovernativa all'estero".

Accusando Paolucci di essere stato lui a non essere riuscito a chiudere la partita, e mettendo anche in discussione la sostenibilità economica per la Regione dei project financing, per cui è necessaria " è necessario effettuare una nuova verifica, sia sulla coerenza generale dell'iniziativa e sia dal punto di vista economico". 

"Le chiacchiere stanno a zero - torna a incalzare sulla vicenda Paolucci - se noi non avremo la rete ospedaliera approvata, e loro non hanno inviato un atto valutabile, le risorse per gli investimenti restano bloccate, con il rischio anche di perderle. In una regione, l'Abruzzo, che ha una grande problema, quello di ospedali vecchi e pericolosi da punto di vista sismico. Ma non solo, restano bloccate anche le risorse per le assunzioni, che noi, e non loro abbiamo conquistato con tanto sforzo. La verità è che in questi 9 mesi di nuovo governo regionale non è stato compiuto assolutamente nulla: non c’è una nota, una delibera, un atto, un’interlocuzione di segno positivo sull’argomento, solo ipotesi e giustificazioni per non decidere e galleggiare".

Torna infine a difendere lo strumento del project financing.

Per realizzare tutta quella mole di investimenti, per rinnovare la nostra rete ospedaliera, o hai tutti i soldi pubblici necessari e quindi trasferiti dallo Stato, oppure devi fare metà e metà con il privato, in un modo, come è stato dimostrato, sostenibile e vantaggioso per la Regione. Ma risorse pubbliche non ci sono a sufficienza, ammenochè non si voglia rinunciare a parte di investimenti, e anche in questo caso ci dovrebbe dire quali saranno gli interventi che saranno esclusi".