Lunedì, 18 Novembre 2024 AbruzzoConsistente spaccio della cocaina: maxiretata a L'Aquila26 persone finiscono in carcere: ecco i loro nomiLa Polizia di Stato ha smantellato una banda dedita allo spaccio di cocaina all’Aquila. Questo tramite l’esecuzione di una ordinanza con la quale il gip del Tribunale Marco Billi, a seguito di un’articolata e certosina indagine della Procura della Repubblica diretta dal pm Alberto Sgambati e coordinata da pm Roberta D’Avolio della Direzione Distrettuale Antimafia, ha applicato 30 misure cautelari per i reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e per i reati di detenzione e cessione di sostanze stupefacenti ed in particolare: 26 misure cautelari in carcere, 3 misure agli arresti domiciliari e una misura dell’obbligo di dimora. L’attività di indagine, svolta, nell’arco temporale novembre 2022- giugno 2024, dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile L’Aquila diretta da Roberta Cicchetti e dalla Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo L’Aquila diretta dal Commissario Capo Manuel Napolitano e con il supporto dello S.C.O. di Roma e corroborata da attività di intercettazione telefonica ed ambientale, ha permesso di accertare come L’Aquila fosse la base logistica ed operativa di un’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio al dettaglio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina composta da 28 persone che presentano una comunanza di luoghi di origine (Albania, Italia e Macedonia) e vincoli parentali tra loro. Alcuni dei dati sono stati forniti nella conferenza stampa in Questura dal Procuratore della Repubblica, Alberto Sgambati con e il questore Enrico De Simone, il capo della squadra Mobile, Roberta Cicchetti e il pm che ha coordinato le indagini Roberta D’Avolio.”E’ una inchiesta durata due anni, e lo sottolineo, perché vogliamo far sapere alla gente quanto lavora la polizia contro la criminalità” detto Sgambati. “Questa operazione dimostra come chi viene all’Aquila per delinquere trova pane per i suoi denti”, ha aggiunto il questore. “Il traffico di stupefacenti – ha detto il pm D’Avolio – si è sviluppato nell’arco temporale che va dal 2021 fino al 2024”. Sono 102 le persone ascoltate per confermare l’ipotesi accusatoria “cioè – ha concluso D’Avolio – la cessione al dettaglio di un numero considerevole di dosi nei confronti di un numero considerevole di cessionari in grado di saturare il mercato aquilano”. Ecco le 26 persone colpite da misura cautelare in carcere 6 delle quali sono per ora irreperibili ma la polizia le sta cercando: Kujtjm Raboshta, Shaban Iseni, Ergys Arrinjeti, Anna Pysanets, Iljas Beshiri, Arminson Hodaj, Liatif Ademi, Terenzio Ferrari, Vincenzo Silva, Alessio Cucchiarelli, Loris Zaccagnini, Elgadaf Hamidi, Alexandru Ionut Enea, Simona Cocco, Ardit Hodaj, Michele Franco, Salvatore Ricciardi, Stefania Valente, Arjan Toci, Alvaro Zhupaj, Redjol Zhupai, Aldesar Zhupaj, Domenico Di Pietro, Olsi Kappllanaj, Filsnik Aljia, Egdon Buzalli. Agli arresti domiciliari vanno invece Francesca Sbaffo, Ezgona Iseni e Sabastian Rrasa, obbligo di dimora per Alessandro Ferrari. Contestualmente è stata eseguita una perquisizione a carico di altre 12 indagati per i reati di detenzione e cessione di cocaina con il ruolo di pusher del gruppo criminale. Le attività investigative, a seguito delle quali sono state, quindi, complessivamente indagate 42 persone, hanno consentito di accertare come tale organizzazione criminale operante prevalentemente in Abruzzo e anche nel Lazio, era in grado di gestire e commercializzare apprezzabili quantitativi di cocaina con un portafoglio clienti di circa 650 persone e con un movimento d’affari considerevole che si stima intorno a 1 milione e 966 mila euro. E’ emerso anche che il sodalizio ha dato prova di esse organizzato in modo da riuscire a mutare i luoghi e le modalità di spaccio per eludere i controlli delle forze dell’ordine optando per consegnare a domicilio in luoghi specifici convenuti con i cessionari tutti individuati dagli investigatori nel corso delle attività di indagine. Tre le piazze aquilane stabili di spaccio del gruppo: una alla periferia della città in zona Pile, la seconda poco fuori il centro cittadino e la terza e più importante nei pressi di un appartamento in cui abitavano alcuni pusher del gruppo, ubicato in pieno centro cittadino vicino al Parco del Castello. Nell’ultimo e più longevo covo dell’associazione, nonché luogo di dimora di uno dei vertici e della sua compagna, ubicato alla periferia aquilana venivano fatti confluire i quantitativi di stupefacente da cedere al dettaglio, veniva svolta, con continuità, un’attività di preparazione e confezionamento di dosi e avvenivano gli incontri con finalità organizzative di spaccio, con pianificazione dei rifornimenti e scelta delle strategie operative. E’ qui che rientravano i sodali dalle attività di spaccio svolte quotidianamente per effettuare ulteriori rifornimenti di dosi da spacciare, per consegnare il denaro ricevuto, per fare il rendiconto dell’attività svolta, per ricaricare i telefoni da lavoro, per aiutare nel confezionamento e per assaggiare le nuove partite di cocaina. Interessante sottolineare come, dall’attività tecnica, sia emerso che, al momento dell’ingresso nell’associazione, si conclude, per utilizzare le parole di uno dei vertici, “un contratto a tempo indeterminato”. E’ tale tipologia di accordo che questi offre ad uno dei soggetti che vuole affiliarsi e che poi, di fatto, si affilia dicendogli esplicitamente che può scegliere di essere retribuito a “cottimo” ossia a pezzo venduto o “a tempo” ossia in base al numero di ore di lavoro effettuate. Il capo della mobile ha precisato che le piazze di spaccio erano in centro storico, area castello, come via Zara, ma anche la zona di Pile. Altri punti di spaccio erano soprattutto in via Montorio al Vomano e anche a Poggio Picenze, San Sisto, piazza Natali, San Demetrio, via del Molise e via Zara in centro come pure viale Corrado IV e Paganica. Gli indagati sono assistiti dagli avvocati Francesco Valentini, Ubaldo Lopardi e Danilo Iannarelli. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno anche scovato degli stranieri, per lo più giovani nordafricani, che sono accusati di aggressioni, risse e spaccio. L’associazione, verticisticamente organizzata, prevedeva al vertice tre soggetti, di nazionalità albanese, macedone ed ucraina, che si occupavano dell’approvvigionamento della sostanza stupefacente dettando le direttive e gli ordini ai sodali per la gestione dell’attività di spaccio riscuotendone tutti i proventi. Al livello intermedio 9 affiliati che prendevano parte alla “riunioni” strategiche del livello apicale ed, infine, 14 soggetti con il ruolo di pusher. Ma vi era anche un supporto esterno formato da un promotore finanziario e una dipendente di un negozio di telefonia rispettivamente Franco e Cocco. Accuse, ovviamente, tutte da provare. L’attività è stata eseguita con il supporto del Servizio Centrale Operativo e con la collab La capillare attività di ricostruzione, ricerca ed approfondimento ha permesso agli investigatori di documentare come l’associazione per delinquere fosse caratterizzata: da una chiara ripartizione di ruoli e di compiti tra gli associati; da una gerarchia interna definita. Proseguendo dalla stabilità del vincolo in ragione della sussistenza di rapporti di parentela e di comunanza di origine tra gli associati; da basi logistiche comuni; dalla disponibilità di numerose autovetture nella maggior parte dei casi intestate a soggetti “terzi” ed utilizzate all’occorrenza dagli associati che ne avevano bisogno per realizzare una cessione o dai vertici per gli approvvigionamenti. E ancora dalla disponibilità di telefoni dedicati solo allo spaccio, c.d. “telefoni di lavoro”, che venivano di volta in volta affidati ai pusher dai livelli apicali dell’associazione; dall’operatività in un territorio ben definito e con piazze di spaccio specificatamente individuate; dalla capacità di assicurarsi un rifornimento costante e continuo di consistenti quantitativi di cocaina, attraverso plurimi canali di approvvigionamento. Hanno collaborato all’operazione personale delle Squadre Mobili di Ancona, Ascoli Piceno, Campobasso, Chieti, Foggia, Perugia, Pescara, Teramo, Napoli, Caserta, Isernia, Latina, Macerata, Roma, Terni, Viterbo, Frosinone, delle S.I.S.C.O di Ancona, Roma, Salerno, Campobasso e Perugia e con il supporto dei Reparti Prevenzione Crimine di Pescara, Vibo Valentia, Cosenza, Napoli, Roma e Bari, di 2 unità cinofile della Questura di Pescara ed Ancona e del reparto volo della Questura di Pescara.
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