Martedì, 15 Maggio 2012 Abruzzo

Ultrà ucciso, chiesta la libertà per Ciarelli

Ricorso per la scarcerazione. E i testimoni scagionano il sesto complice

di Paola Aurisicchio

Gli avvocati difensori chiedono la libertà per Massimo Ciarelli, il rom di 29 anni arrestato il 5 maggio perché ritenuto l'assassino dell'ultrà Domenico Rigante. E' stata depositata al tribunale del Riesame la richiesta di revoca della misura cautelare in carcere e di annullamento dell'ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari di Chieti Antonella Redaelli ha convalidato il fermo del rom e ha disposto il carcere per Ciarelli rinchiuso a Vasto. La richiesta a firma degli avvocati Franco Metta del foro di Foggia e Antonio Valentini del foro dell'Aquila è un éscamotage della difesa diretto più alla conoscenza degli atti - a cui avrebbero accesso con il ricorso - che all'esito della richiesta che arriva a dieci giorni dall'arresto di Ciarelli che, per sua scelta, ha preferito essere rinchiuso nella casa circondariale di Vasto considerata più sicura rispetto a quella di Pescara.

VISITE IN CARCERE. Il rom è accusato di omicidio volontario, tentato omicidio, porto abusivo d'armi, minacce aggravate e violazione del domicilio per quella drammatica notte in cui ha perso la vita Rigante, scambiato per il fratello gemello Antonio sopravvissuto all'assalto dei rom prima in piazza dei Grue e poi nella casa di via Giambattista Polacchi dove è stato sparato il colpo fatale. Ciarelli, in carcere, ha portato soltanto la foto della donna romena di cui è innamorato e, in questi giorni, ha ricevuto la visita dei familiari tra cui una sorella. Tre giorni dopo l'arresto di Ciarelli, la squadra Mobile di Pierfrancesco Muriana ha arrestato i quattro complici del rom
, tutti appartenenti alla famiglia Ciarelli e tra i 23 e i 24 anni: i fratelli Angelo, Antonio e Luigi - cugini di Massimo e difesi dagli avvocati Luca Sarodi di Pescara e Roberto D'Aloisio di Termoli - e il nipote Domenico assistito dagli avvocatI Marco Di Giulio e Francesco Valentini.

NON RICONOSCIUTO. Quanti rom parteciparono alle spedizione? Chi manca all'appello? Accanto agli arrestati, l'8 maggio, è stata iscritta sul registro degli indagati anche un'altra persona sempre con l'accusa di omicidio e tentato omicidio in concorso. L'indagato, ieri mattina, era in questura ma il suo volto è stato riconosciuto soltanto da un testimone su sette smussando, quindi, i sospetti sulla sua presenza alla spedizione punitiva del 1º maggio. L'uomo, osservato dai testimoni, è rimasto tranquillo, ha avuto un atteggiamento sereno e ha fornito anche un alibi agli investigatori: il rom ha raccontato che quella notte era in un altro posto e per cui non ha partecipato all'assalto in via Giambattista Polacchi. Dopo la mattinata di ieri, sembrano allontanarsi le accuse nei riguardi dell'indagato riconosciuto solo da un testimone su sette e lasciando aperti, quindi, i nomi delle ultime due persone che avrebbe partecipato all'assalto. Il giudice per le indagini preliminari di Pescara Maria Michela Di Fine ha affermato senza dubbi, nella sua ordinanza, che quella sera c'erano sette persone: cinque che sarebbero scese dalla macchina Fiat 500 piombata in piazza dei Grue e due in sella allo scooter Piaggio. Secondo il gip di Pescara, inoltre, alla guida ci sarebbe stato Angelo Ciarelli e, accanto, Massimo Ciarelli: il rom che il 1º maggio, prima di iniziare la breve latitanza, è andato a salutare la sua donna romena dicendole che sarebbe andato via per qualche tempo - forse a Roma - e di non cercarlo. Dopo quattro giorni trascorsi in un nascondiglio probabilmente in Abruzzo, Ciarelli si è costituito in un autogrill sull'A14 a Francavilla ed è stato arrestato. Così, adesso, gli avvocati che lo assistono chiedono la scarcerazione per l'uomo il cui nome sarebbe stato fatto proprio da Domenico Rigante prima di morire: «Mi ha sparato Massimo Ciarelli».

PERQUISIZIONI. Continuano, intanto, le perquisizioni a tappeto degli investigatori per cercare di chiudere il cerchio sui partecipanti all'assalto. Gli agenti continuano a lavorare nelle città e nelle zone frequentate dai rom come Termoli, la città in cui sono nati i fratelli Angelo e Antonio Ciarelli, il piccolo centro di Petacciato in provincia di Campobasso, un'altra città legata ai Ciarelli, e anche l'ippodromo di San Giovanni Teatino.

Fonte "Il Centro"